Il Nudge

Altro termine molto in voga nella Behavioural Law – ma non solo – è “nudge”. Più delicato di “shove”, questa parola indica quello che in italiano è stato tradotto con “pungolo” o “spinta gentile”. Secondo la definizione data nel libro minifesto del nudge ( La spinta gentile. La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute e felicità), un pungolo è qualsiasi aspetto della presentazione delle scelte che condizioni il comportamento degli individui, senza vietare però alcuna possibilità.

Di origine americana, il nudge riflette bene la natura liberista della nazione capitalista per eccellenza, con in più una connotazione illuminata e un po’ più democratica. L’idea di pungolo è infatti il risultato di un filone che porta il nome di paternalismo libertario.

L’attributo “libertario” racchiude la convinzione già espressa da Milton Friedman che gli individui sono liberi di scegliere, di fare come credono. Libertario, dunque, vuol dire semplicemente che preserva la libertà. D’altro canto “paternalismo” giustifica gli interventi degli architetti delle scelte per influenzare i comportamenti degli individui al fine di migliorare le loro vite. I paternalisti libertari sono, cioè, convinti che le istituzioni del settore pubblico e privato dovrebbero fare uno sforzo consapevole per indirizzare le scelte degli individui in modo da migliorarne le condizioni di vita.

Badate bene, non si tratta di incentivi – validi solo in economia. I “nudge” sono spinte gentili che abbracciano tutti i campi dell’esistenza. Come quello del rispetto dell’ambiente. Di seguito un esempio lampante ‘made in’ Texas (che forse potrebbe ispirare anche alcuni sindaci italiani).

Nel 1985 lo Stato del Texas ha fronteggiato seri problemi di immondizia per le strade. Dopo diversi tentativi falliti per combattere questo fenomeno, l’amministrazione pubblica  ha trovato la soluzione vincente. A seguito di una ricerca condotta sul campo, ha scoperto che i principali responsabili della sporcizia erano ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Ha quindi studiato un modo per sensibilizzarli al problema, realizzando quella che è considerata una delle campagne pubblicitarie meglio riuscite: DON’T MESS WITH TEXAS*. Mirando esclusivamente a quel pubblico, è stato girato uno spot televisivo dove i Dallas Cowboys (popolare squadra di football americana) raccoglievano la spazzatura, schiacciavano le lattine di birra a mani nude e grugnivano “Don’t mess with Texas“. Anche i cantanti Willie Nelson e George Strait, come altre celebrità, sono stati coinvolti nella campagna.

Oggi il 95% dei texani conosce questo slogan. Nel 2006 è stato votato a larga maggioranza come slogan preferito d’America ed è stato celebrato con una parata lungo la Madison Avenue, a New York. Ma a parte questo, “Don’t mess with Texas” è riuscito in un solo anno a diminuire del 29% la spazzatura; che è scesa del 72% nei sei anni successivi.

E tutto questo grazie non a ordini, imposizioni o minacce, ma ad un pungolo molto creativo.

Qui trovate il sito della campagna, ancora molto attiva nel promuovere il rispetto di un ambiente pulito.

*Don’t mess with Texas ha il duplice significato di “non sporcare il Texas” e “non cercare guai in Texas”.